di Laura Panetti
“Le finestre. Una separazione di due realtà”
Le Finestre di Federica Scoppa sono immerse nel silenzio. Vi è un inquadramento magico e sospeso che l’artista crea attraverso l’utilizzo di un’astrazione geometrica radicale, formata dai soli solidi fondamentali, riducendo il tutto esclusivamente in forme prime su una prospettiva centrale. In queste opere di eco metafisica Federica Scoppa sceglie di non inserire la figura umana lasciando che a parlare sia unicamente la natura profonda dell’artista. È come se attraverso le Finestre Federica riuscisse a immergersi nel proprio stato d’animo ed è in questa “improduttività” che risiede la vera ricerca dell’Io.
Il termine metafisico, “al di là della fisica”, sta ad indicare anche che l’artista nelle sue Finestre esplora la natura profonda e nascosta del mondo. La finestra in ambito psicologico incarna un viaggio introspettivo: nel guardare dalla finestra è come se l’artista e noi insieme a lei sognassimo a occhi aperti, un’esperienza purtroppo vista in maniera malevola dalla società perché ritenuta una perdita di tempo, un’improduttività appunto. Di solito la simbologia della finestra sta a indicare la separazione di due realtà, quella interna dell’artista o di chi la sogna e quella esterna. In questo caso l’artista sceglie di raffigurare le sue finestre aperte, senza imposte, a incorniciare i profili di città ben riconoscibili – Venezia, Parma e i grattaceli di New York – e far entrare una luce netta, raffigurata in maniera geometrica.
La luce è indice di apertura al mondo e di una personalità estroversa, desiderosa di affrontare nuovi progetti. C’è sempre la luce: la luce della chiarezza. La personalità dell’artista è propositiva in ogni situazione che le si presenta. In lei troviamo l’apertura spontanea al mondo. Nello schema “Finestra di Johari”, uno strumento che stabilisce il grado di comunicazione di una persona posta di fronte a un gruppo, il nostro io è rappresentato quadripartito, è appunto una finestra divisa in quattro zone: io aperto/area pubblica, io cieco/punto cieco, io segreto/facciata e l’inconscio/area ignota. Di tutte e quattro le sezioni, l’io aperto/area pubblica è la zona che più si addice a queste opere poiché è come se comunicasse a noi spettatori un’apertura anche simbolica da cui emerge l’io dell’artista. Federica Scoppa non si avvale di ornamenti ma di una pittura lineare, pulita, geometrica e riduzionista che lascia subito trapelare il suo l’animo.