Elisabetta La Rosa
Relazioni umane: Amore o Ossessione?
Da Gian Lorenzo Bernini a Federica Scoppa
Un viaggio inconscio nei meandri dei rapporti umani, una riflessione profonda che ruota intorno alla vita di ogni essere umano. Questo è il cuore pulsante del pensiero artistico di Federica Scoppa.
Da sempre pittori e scultori hanno incentrato il loro pensiero artistico sulla relazione affettiva o meglio ancora sull’attrazione verso un altro essere umano, e anche l’operato artistico di Scoppa riprende le fila dell’analisi sulle relazioni che caratterizzano l’individuo focalizzandosi sull’introspezione psicologica dell’essere umano.
Non tutti i legami affettivi sono equilibrati, spesso – soprattutto quando le proprie fondamenta non sono solide – aleggia nell’animo il desiderio e il possesso dell’altro che, nella società odierna, sfocia in scatti d’ira e violenze fino ad approdare alle tragedie dei femminicidi.
In epoca barocca questa tematica è stata affrontata dallo scultore Gian Lorenzo Bernini nell’opera il Ratto di Proserpina. Come è noto il soggetto è tratto da un passo delle Metamorfosi di Ovidio: «quando in un lampo Plutone la vide, se ne invaghì e la rapì».
Particolare è l’assonanza fra la scultura tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e il pensiero delle Visioni alias Intrecci amorosi di Federica Scoppa: siamo figli della nostra storia, il presente è figlio del passato e non esiste scissione fra gli animi dei grandi maestri d’arte antica e rinascimentale e degli artisti contemporanei.
Già dalla serie “Cactus”, l’artista metteva in luce il fuoco devastante dell’ossessione, attraverso la rappresentazione dell’occhio all’interno del quale era presente la donna che, “fastidiosa” come una spina, finisce con per essere eliminata dall’uomo. Lo stesso pensiero riecheggia nelle opere della serie “Visioni”, dove i rovi intrisi di spine trafiggono l’animo dello spettatore.
Proprio come nel Ratto di Proserpina, Scoppa riesce a cogliere il dramma delle relazioni ossessive, del desiderio maschile così struggente da farsi distruttivo. Il dolore di quella Proserpina in fuga da Plutone riemerge fra le fitte spine aggrovigliate nelle opere dell’artista, le stesse spine che diventano un pensiero costante che induce all’esasperazione e al dramma. L’uomo, dalle fondamenta instabili, è l’insieme dei rovi che si articolano intorno alla donna stringendola e costringendola senza lasciarle scampo.
Una riflessione sulla vita e sul suo senso è ciò che Scoppa propone allo spettatore, fornendogli l’occasione per guardare sé stesso tramite lo “specchio” delle sue opere.
Da sempre pittori e scultori hanno incentrato il loro pensiero artistico sulla relazione affettiva o meglio ancora sull’attrazione verso un altro essere umano, e anche l’operato artistico di Scoppa riprende le fila dell’analisi sulle relazioni che caratterizzano l’individuo focalizzandosi sull’introspezione psicologica dell’essere umano.
Non tutti i legami affettivi sono equilibrati, spesso – soprattutto quando le proprie fondamenta non sono solide – aleggia nell’animo il desiderio e il possesso dell’altro che, nella società odierna, sfocia in scatti d’ira e violenze fino ad approdare alle tragedie dei femminicidi.
In epoca barocca questa tematica è stata affrontata dallo scultore Gian Lorenzo Bernini nell’opera il Ratto di Proserpina. Come è noto il soggetto è tratto da un passo delle Metamorfosi di Ovidio: «quando in un lampo Plutone la vide, se ne invaghì e la rapì».
Particolare è l’assonanza fra la scultura tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e il pensiero delle Visioni alias Intrecci amorosi di Federica Scoppa: siamo figli della nostra storia, il presente è figlio del passato e non esiste scissione fra gli animi dei grandi maestri d’arte antica e rinascimentale e degli artisti contemporanei.
Già dalla serie “Cactus”, l’artista metteva in luce il fuoco devastante dell’ossessione, attraverso la rappresentazione dell’occhio all’interno del quale era presente la donna che, “fastidiosa” come una spina, finisce con per essere eliminata dall’uomo. Lo stesso pensiero riecheggia nelle opere della serie “Visioni”, dove i rovi intrisi di spine trafiggono l’animo dello spettatore.
Proprio come nel Ratto di Proserpina, Scoppa riesce a cogliere il dramma delle relazioni ossessive, del desiderio maschile così struggente da farsi distruttivo. Il dolore di quella Proserpina in fuga da Plutone riemerge fra le fitte spine aggrovigliate nelle opere dell’artista, le stesse spine che diventano un pensiero costante che induce all’esasperazione e al dramma. L’uomo, dalle fondamenta instabili, è l’insieme dei rovi che si articolano intorno alla donna stringendola e costringendola senza lasciarle scampo.
Una riflessione sulla vita e sul suo senso è ciò che Scoppa propone allo spettatore, fornendogli l’occasione per guardare sé stesso tramite lo “specchio” delle sue opere.
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