di Laura Panetti
“Pan-Umano, tra tradizione e risurrezione”
L’artista Federica Scoppa nella serie dei Cristi ha voluto sovvertire l’iconografia tradizionale della Crocifissione. L’uomo rappresentato dall’artista non è più Dio ma è visto come l’individuo comune in cui ritroviamo quell’umanità che in secoli di storia dell’arte è stata celata perché considerata troppo fuori dai canoni tradizionali.
In queste opere si racconta quello che da secoli la cristologia indaga, ovvero la duplice natura del Cristo, umana e divina. L’artista ha voluto farci vedere il Pan-umano, aggettivo che sta per “umanità universale”, ovvero Dio che si fa uomo e per questo riusciamo a percepire il suo fardello e i suoi peccati. L’artista scruta le miserie del mondo per arrivare in profondità nell’animo umano attraverso la rappresentazione fisica del dualismo del Dio/Uomo. Del Cristo oramai ridotto fino all’osso possiamo distinguere solo un’esile figura stilizzata ma in questo assottigliamento riusciamo a percepire il senso di debolezza e vulnerabilità suo e dell’uomo stesso, creato a sua immagine e somiglianza.
Federica Scoppa fa vivere all’osservatore il drammatico rapporto tra il Dio/Uomo e il mondo non soltanto attraverso la semplice rappresentazione del corpo, ma eliminando ogni riferimento a quei personaggi o luoghi, come lo stesso monte Golgota, legati alla tradizionale iconografia della Crocifissione. Tutto è superficie. In uno sfondo indistinto, attraverso l’uso della terra di Siena bruciata, ecco che colpi di pennello descrivono linee bronzo/dorate a volte circolari altre volte lineari, in cui l’artista ha trasposto la simbologia cristiana e non: l’Alfa simbolo dell’inizio di tutto, come a dire che Cristo ha dato la vita a ogni cosa; il cielo, il mare e gli alberi, elementi essenziali nel paesaggio della Crocifissione e simboli del principio della vita; la barca, rimando alla pesca miracolosa; le fiamme e gli intrecci a loro volta legati alla simbologia delle spine che l’artista ha rappresentato mentre avvolgono non più il capo ma il corpo, come se i mali del mondo si aggrovigliassero su di esso e lo trafiggessero.
In fondo a questo malessere che affligge l’essere umano Federica Scoppa sembra volerci dare un barlume di speranza, incarnato dai colori fluorescenti usati per la figura del Cristo. Qui è come se l’artista avesse voluto richiamare una vivezza dell’essere umano e farlo rialzare dalle miserie che lo affliggono. In altri termini, risorgere.
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